giovedì 23 agosto 2007

Paradoxia



Paradoxia di Lydia Lunch (Leconte)

Lei. Estrema, come il sesso che la attraversa. Deviata dagli uomini, da un uomo, suo padre, tanto da diventare come uno di loro. Inesorabile, come quando si fa carnefice a oltranza. Compulsiva, quando si concede indifferentemente a orge, furti e altre incontinenze. Romantica, perché del dolore fa un'intenzione. Ecco un romanzo infernale, dalla brutalità chirurgica, percorso da una vena sovversiva che racconta il perverso edonismo della sua antieroina. Senza filtro. Lydia Lunch è un'icona assoluta della scena alternativa internazionale. È stata osannata in Francia come erede di de Sade, Miller e Genet. Pensare che lei ama definirsi semplicemente "degna figlia" di suo padre, "Soddisfazione momentanea. una botta e via. Sempre sulla preda. Ossessionata dai loro uccelli giusto il tempo necessario a sciacquarmene il sapore dalla bocca. Poi ne volevo ancora. Ne avevo ancora bisogno. Avevo bisogno di possederli. Bocconcini delle loro anime. Di saziarmici. Strozzarmici. Vomitare. E nutrirmi ancora".

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1 commento:

Lila Ria ha detto...

Roma-12 Luglio 2007
Cassano Magnago-27 Gennaio 2008


Ero curiosa di leggere questo libro. Dai tempi di "Alabama Wildman" quando l'autore diceva che avrebbe voluto essere il suo amante e si sarebbe trasferito a New York per il suo obiettivo.

Leggendo "Paradoxia" sono entrata nella pancia di una donna che cercava "di trovare in uomini persi un posto in cui perdersi... un piccolo strappo nell'altrui tessuto psichico in cui far festa. In cui nascondersi" (P.13). Dico pancia perchè, a mio avviso, è la zona in cui convogliano tutte le emozioni. E' quella che ti si buca se qualcuno ti ferisce. E' quella che ti fa sentire caldo quando stai bene. E' la zona più intima del nostro corpo. E Lydia ti fa entrare in tutta la sua intimità. Ti fa sentire la puzza dei luoghi in cui fa sesso. Ti fa vedere le brutalità a cui si sottopone e a cui sottomette gli altri. Stando sempre al comando. Sempre soggetto attivo. Rimanendo sempre "viva". Viva come il sangue di cui parla spesso. Il sangue del "roseo cielo... che creava una strana incandescenza sulla sua pelle pallida" (P. 19), il sangue delle violenze, il sangue che scivola sulle strade.
E' una donna intelligente. Una manipolatrice, consapevole del suo "architettare storielle per riempire i vuoti". (P.20) La sua vita, dall'adolescenza ai trent'anni, è un sussegguirsi di scopate con sconosciuti pscicotici, squilibrati, tossici, adolescenti bambini. Si sente una sorta di crocerossina che "inonda la notte oscura della loro psiche con la sua luce, la sua gioventù... e l'inganno, ... la massima forma di libertà. Uno schermo vuoto sul quale poter proiettare qualsiasi immagine uno desideri. Una regressione dalla realtà" (P.53).
E' come se qualcosa l'avesse svuotata, e ora ha un buco grande dentro. Che la costringe a comportarsi come fa. A diventare "una predatrice sessuale, consumata dal bisogno di nutrirsi. Di mettere dentro qualcosa. Di trovare qualcuno, chiunque, qualcosa, qualsiasi cosa che possa ficcarle dentro quello di cui ha bisogno. E il bisogno diventa un'infezione insopportabile" (P.149) "da lavare via con la doccia. Dimenticando il prima possibile tutto" (P.65)